Patrizia Cavalli
Patrizia Cavalli da Le mie poesie non cambieranno il mondo (1974)
Adesso che il tempo sembra tutto mio
e nessuno mi chiama per il pranzo e per la cena,
adesso che posso rimanere a guardare
come si scioglie una nuvola e come si scolora,
come cammina un gatto per il tetto
nel lusso immenso di una esplorazione, adesso
che ogni giorno mi aspetta
la sconfinata lunghezza di una notte
dove non c’è richiamo e non c’è più ragione
di spogliarsi in fretta per riposare dentro
l’accecante dolcezza di un corpo che mi aspetta,
adesso che il mattino non ha mai principio
e silenzioso mi lascia ai miei progetti
a tutte le cadenze della voce, adesso
vorrei improvvisamente la prigione.
Quante tentazioni attraverso
nel percorso tra la camera
e la cucina, tra la cucina
e il cesso. Una macchia
sul muro, un pezzo di carta
caduto in terra, un bicchiere d’acqua,
un guardar dalla finestra,
ciao alla vicina,
una carezza alla gattina.
Così dimentico sempre
l’idea principale, mi perdo
per strada, mi scompongo
giorno per giorno ed è vano
tentare qualsiasi ritorno.
Addosso al viso mi cadono le notti
e anche i giorni mi cadono sul viso.
Io li vedo come si accavallano
formando geografie disordinate:
il loro peso non è sempre uguale,
a volte cadono dall’alto e fanno buche,
altre volte si appoggiano soltanto
lasciando un ricordo un po’ in penombra.
Geometra perito io li misuro
li conto e li divido
in anni e stagioni, in mesi e settimane.
Ma veramente aspetto
in segretezza di distrarmi
nella confusione perdere i calcoli,
uscire di prigione
ricevere la grazia di una nuova faccia.
E’ tutto così semplice,
sì, era così semplice,
è tale l’evidenza
che quasi non ci credo.
A questo serve il corpo:
mi tocchi o non mi tocchi,
mi abbracci o mi allontani.
Questa sfusa felicità che assale
Questa sfusa felicità che assale
le facce al sole,
i gomiti e le giacche
– quante dolcezze
sparse nel mercato,
come son belli
gli uomini e le donne!
E vado dietro all’uno
e guardo l’altra,
sento il profumo
inseguo la sua traccia,
raggiungo il troppo
ma il troppo non mi abbraccia.
Note: da Poesie, Patrizia Cavalli, Einaudi 1999
notizia di Patrizia Cavalli
Patrizia Cavalli da wikipedia Fra le voci più importanti della poesia contemporanea, nata e cresciuta a Todi, dopo aver frequentato il liceo classico Jacopone da Todi[2], nel 1968 si trasferisce a Roma. Durante gli studi di filosofia conosce Elsa Morante che scopre in lei la vocazione per la poesia[3][4], e dalla cui frequentazione scaturì, nel 1974, la sua prima raccolta di poesie, a lei dedicate[5]. Nel 1976 venne inserita da Biancamaria Frabotta nell’antologia Donne in poesia – Antologia della poesia femminile in Italia dal dopoguerra ad oggi, insieme ad autrici come Maria Luisa Spaziani, Vivian Lamarque, Amelia Rosselli, Anna Maria Ortese[6].
Patrizia Cavalli Pubblicò per la Collezione di poesia di Einaudi alcune raccolte di successo: Le mie poesie non cambieranno il mondo (1974), Il cielo (1981), L’io singolare proprio mio (1992). Queste tre sillogi verranno riunite nel volume Poesie (1974-1992) (1992). Pubblica, sempre con Einaudi: Sempre aperto teatro (1999, Premio Letterario Viareggio-Repaci),[7] Pigre divinità e pigra sorte (2006, Premio Dessì), Datura (2013) e Vita meravigliosa (2020).
La sua unica prova narrativa fu la raccolta di prose Con passi giapponesi (2019), vincitrice del Premio Campiello – selezione Giuria dei Letterati.
Sempre per Einaudi tradusse Anfitrione di Molière e il Sogno di una notte d’estate di Shakespeare; dello stesso autore tradusse inoltre Otello, messo in scena dal regista e attore Arturo Cirillo nel 2009.
Insieme alla cantautrice Diana Tejera realizzò nel 2012 il libro/disco Al cuore fa bene far le scale edito da Voland/Bideri. Con Tejera e Chiara Civello scrisse il brano E se (Premio Betocchi – Città di Firenze 2017).
Patrizia Cavalli è morta nel 2022 a Roma, dopo una lunga malattia.[8]