Lilith – Unica Madre Dona Amati – Recensione di Anna Maria Bonfiglio
Lilith – Unica Madre di Dona Amati Recensione di Anna Maria Bonfiglio
Dona Amati
Ed. Fusibilialibri 2024
Chi è Lilith, questa figura ctonia che sceglie l’oscurità per manifestarsi nella sua energia determinante? Archetipo e mito che risale alla notte dei tempi, primigenia compagna di Adamo ma non carne della sua carne perché generata dalla terra e dunque non sottomessa o succube di colui che l’ha preceduta, rifiuta di giacere sotto di lui ma la sua ribellione viene punita con la condanna alle tenebre eterne. Lilith è il simbolo della trasgressione e del peccato, stigma applicato nel corso della storia alla figura femminile che ne ha decretato la subalternità rispetto al genere maschile. Se Eva disobbedisce scegliendo il furto del frutto che le è stato proibito, Lilith agisce, si ribella, si sottrae al comandamento divino e paga con la prigione dell’invisibilità. Entrambe capostipiti di una dualità identificativa e sovversiva dell’ordine costituito, hanno pagato lo scotto con l’isolamento, entrambe “peccatrici” nella memoria del mondo.
Lilith è l’archetipo rimosso perché incarna la trasgressione di tutto ciò che è divieto, tabù culturale perpetuato nei secoli che ha demonizzato ogni tensione emotiva e sessuale della donna, esaltandone precipuamente la dimensione materna.
La Lilith che vive nel poemetto di Dona Amati è tutto: Simbolo e Carne, Voce cui ubbidisce il Cielo, Sapere e Conoscenza, Spirito Libero che governa Umanità e Natura. Sfugge alla sua condanna attraverso la parola, grida, maledice, scuote le coscienze, avverte, sobilla, perché mai più si possa esautorare la libertà femminile. Il suo linguaggio è coltello che intende recidere tutto ciò che cancella o limita questa libertà di essere nient’altro che se stesse nella vita e nel mondo.
La sua parola è fiamma che brucia. Quasi incarnata nello spirito del Mito, l’autrice si fa voce che parla all’Ordine Cosmico, veemente Verbo che allerta e condanna, ma soprattutto parla all’Identità Femminile esortandola alla forza di disobbedire ai divieti decretati, al culto della Mater Matuta. “oh figlie, sono la Madre apicale che vi ha in sorte/che sa domare il dolore della paura/sono l’intima cura per non temere, per non temere”. Appena più in là Lilith tempera la sua furia iconoclastica e assume un registro verbale materno: “oh figlie dilette, siamo l’antefatto delle stelle in ascesa/l’opera reale di ciò che rincorriamo/ogni donna è talismano di propria sorte/riconoscete così la vostra ipseità, sostituitevi/a voi stesse, siete fibre della mia luna/di me non abbiatene mai abbastanza…/Siate l’inno di voi stesse.”
Ipostasi di feminino sacro, recita il sottotitolo del poemetto, il che la dice tutta sulla concezione di ciò che per l’autrice è Lilith, sostanza eterna e assoluta che travalica il mito e si incarna come realtà ideale.
Anna Maria Bonfiglio
Dona Amati (Roma 1960)
è poeta, haijin, performer. Ha cofondato le associazioni culturali Le MeleGrane, e Fusibilia di cui è attuale presidente e curatrice del marchio editoriale. Tra le sillogi pubblicate: Il pomo e la mela, Lietocolle 2006, Riguardo all’obbedienza. Poesie dal corpo, FusibiliaLibri 2013 (menzione d’onore al XIX Premio Letterario Internazionale Città di Sassari 2016), e Haiku della buona terra, FusibiliaLibri 2019 (2° classificato al “Festival Premio letterario Emilio Lussu”, Cagliari 2019). È autrice del testo de Il Dito del diavolo. Op. 71, poesia musicale del M° Marco Pietrzela, Ed. Musicali Berben 2007. Ha ideato e curato vari volumi collettanei tra cui Caro maschio che mi uccidi, tre edizioni di Teorema del corpo, e cinque edizioni di Haiku tra meridiani e paralleli. Numerose le partecipazioni a festival letterari in Italia, con alcune presenze anche all’estero, fra le quali nel 2012 in Serbia, al 49° “Festival internazionale degli scrittori di Belgrado”, e nel 2017 in Marocco al “Festival delle due sponde”. Tra le molte manifestazioni ideate e organizzate: “Donne tra senno e danno” Roma 2008; “Grande asta di poesia” all’interno di Caffeina Cultura, Viterbo 2011; “Poesia Madre”, Viterbo 2012; “La parola è femmina” nell’ambito della rassegna mondiale “La palabra en el mundo”, Casa Internazionale delle Donne, Roma 2013; “Eros e Kairos. Festival internazionale della poesia al femminile”, Roma, Viterbo, Civitavecchia 2014, in collaborazione con il Museo di Villa Giulia di Roma. Ha fondato il movimento “Saffo e le altre” per il recupero e la diffusione del patrimonio letterario delle donne, presentato in Campidoglio a Roma nel 2014.
Anna Maria Bonfiglio
è nata a Siculiana (AG) e risiede a Palermo dove svolge attività culturale nell’ambito letterario. Ha collaborato con settimanali del gruppo Rizzoli e GVE , con i mensili SiciliaTempo e Insicilia, con la rivista Silarus e con molti altri periodici per i quali ha redatto recensioni e articoli. Ha curato un corso di analisi ed interpretazione del testo poetico presso l’Istituto Professionale CEP di Palermo ed un laboratorio di scrittura creativa presso la sede regionale ENDAS Sicilia. è stata per alcuni anni presidente dell’Associazione Scrittori e Artisti e ha diretto il periodico Insieme nell’Arte e il giornale online Quattrocanti. Sue poesie e articoli di letteratura sono reperibili in vari siti web. Per il suo impegno in campo letterario le sono stati assegnati i premi Città di Monreale, Giacomo Giardina, Salvator Gotta e Telamone 2014.